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  • Immagine del redattoreMarco Zanotti

Intervista per l'uscita discografica di CUCOMA COMBO


L’INTERVISTA A MARCO ZANOTTI


Come è nato Cucoma Combo?

Dopo tre concept-album consecutivi con la Classica Orchestra Afrobeatsentivo l'esigenza di dedicarmi ad un tipo di composizione meno strutturata e più votata alla dimensione live, dichiaratamente da ballare. Senza una connotazione precisa di genere, ho messo insieme alcune (tante) idee che prendono spunto da un sentire globale di resistenza, di voglia di aprirsi al mondo e non di chiudersi. Per questo ho imbastito un ensemble abbastanza ridotto (sei elementi), di tamburi tribali e strumenti elettrici, ruvido e un po' punk.



Perché questo nome? … al progetto musicale, come al disco.

La cucòma dalle mie parti è la caffettiera. Da anni vado raccogliendo diversi tipi di caffè in giro per il mondo, sotto forma di strumenti, ritmi, voci, danze e incontri. In Romagna, in un casolare di campagna che chiamo casa, ho macinato e tostato pazientemente i chicchi che avevano mantenuto il profumo più intenso e la miscela che ho ottenuto possiede ora un aroma tutto suo, originale ed inebriante. E poi l'immagine della caffettiera rimanda a quel preciso momento in cui vuoi svegliarti, stare sveglio, partire con la giusta carica. No?


Come è stata la genesi del disco, dall’idea iniziale alla sua realizzazione finale?

I brani li ho composti tutti tra il 2017 e il 2018 e questa volta non ho voluto scrivere nulla. Sono partito scegliendo con cura i musicisti più adatti, alcuni tra i miei collaboratori più assidui e intimi come Fabio Mina e Jandu Detti, altri "arruolati" apposta come la cantante/polistrumentista Martina Fadda e il chitarrista Daniel Corbelli. Avevo inizialmente alcune idee chiare: ad esempio che il basso e la chitarra dovessero stare incollati alla batteria (vedi Tony Allen) e che l'armonia della band dovesse essere naturale e vissuta, anche fuori dal palco. Perciò, come quando si aveva vent'anni, ci siamo presi il tempo di suonare tanto insieme in sala prove in campagna, senza orari, cucinando e ascoltando vinili. Credo che al giorno d'oggi sia un atteggiamento contro-corrente che paga in termini di verità e di onestà verso ciò che fai e che produci.


Qualche episodio che è rimasto nella memoria durante la lavorazione diCucoma Combo?

Beh, ad esempio che il musicista da cui ero partito nel formare il nuovo gruppo, il bassista, si è clamorosamente ritirato poco dopo aver registrato l'album. La cosa positiva è che il nuovo bassista subentrato è un amico e collaboratore di lunga data, Andrea Taravelli, un musicista meraviglioso, che nel frattempo si era reso disponibile. Ora, manco a dirlo, è un elemento fondamentale per il gruppo.


Se il tuo album fosse un concept-album su cosa sarebbe?… togliamo il fosse?

Sarebbe sull'urgenza di svegliarsi, di darsi una mossa. Ballare ha un forte significato politico: significa essere attivi, non cedere alla noia o all'abitudine.


C’è qualche pezzo che preferisci? Qualche pezzo del quale vai più fiero dell’intero disco? … che ti piace di più fare live?

 Dal vivo ci sono alcuni brani che possono durare in eterno come Passa Passa, Sakpata o JJD di Fela Kuti, una delle due cover presenti nell'album. Ma se devo scegliere due brani forse scelgo Sereia che è nato da una melodia di mbira a cui Martina ha aggiunto un bellissimo testo e Suda, una cumbia sorniona e irresistibile che incita, appunto, a svegliarsi!


Come è stata la produzione del disco? … chi, in fase produttiva ti è stato più vicino?

Abbiamo registrato in studio come fossimo dal vivo, dopo un breve ma intenso crash-tour in cui abbiamo testato i brani davanti al pubblico. Due preziosissimi collaboratori nella produzione artistica sono stati Andrea Duna Scardovi (sound engineer e mix al Duna Studio di Russi-Ra) e Davide Domenichini di Black Sweat Records.



Copertina particolare, casalinga e internazionale, con quella variopinta moka. Come è nata? Chi l’autore?

L'artwork di copertina, così come quelle dei tre album della Classica Orchestra Afrobeat, è opera di mio fratello Matteo Zanotti (vedi instagram), con cui, manco a dirlo, condivido sempre idee e percorsi artistici. In realtà, la caffettiera disegnata è la copia di quella vera che utilizzo (anzi, suono) dal vivo e nel disco. L'ho disegnata io di getto, senza neanche pensarci, con degli Uni-posca, in un pomeriggio prima di mettersi in marcia verso un concerto.




Come presenti dal vivo il disco?

Dal vivo i brani restano fedeli alle registrazioni, dato che in studio abbiamo usato pochissime sovraincisioni e abbiamo suonato praticamente live cercando il più possibile l'energia che viene naturale quando il pubblico ti è vicino e balla. Tuttavia ho creato anche una versione live allargata per i concerti speciali, chiamata Cucoma GranCombo. Si aggiungono un sax baritono (Gianni Perinelli, che ha messo lo zampino anche in due brani del disco) e di Sourakhata Dioubate (Guinea Conakry) alle percussioni.

Rispetto al repertorio, ai dodici brani del cd aggiungiamo dal vivo (come bis) un pezzo di Thomas Mapfumo chiamato originalmente Haruna. Gli abbiamo sostituito il testo con una frase che recita a mo' di mantra "è che io non ho paura". Il concerto finisce con il pubblico che canta questa formula magica, se la porta a casa come un eco.


Altro da dichiarare?

Vi aspetto ai concerti!






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