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Immagine del redattoreMarco Zanotti

Diario di quarantena

Aggiornamento: 1 giu 2020

Ho deciso di riportare qui gli appunti che sto prendendo durante l'isolamento forzato dovuto alla pandemia in corso, consapevole del fatto che anche la storiografia dei ragionamenti e delle loro linee possa dare senso e spunto alla miglior comprensione di quello che sta succedendo e di quello che succederà.

In ordine cronologico.



31 maggio





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16 maggio


Renewable electricity will be the only source resilient to the biggest global energy shock in 70 years triggered by the coronavirus pandemic, according to the International Energy Agency


La logica del decreto segue la logica dello «Straniero utile»che viene «premiato» con l’accesso – temporaneo – a diritti umani che dovrebbero essere universali solo perché «serve» Questo accesso ai diritti – tra i quali diritto alla salute, a una vita degna, a un salario minimo – ha però il termine di sei mesi con la possibilità di rinnovo di altri sei.

Insomma, la precarietà dei diritti umani viene stabilita per decreto-legge. Questo è ciò che accade quando si smette di pensare allo straniero come «persona» e lo si vede solo come «numero»: percentuale della perdita nel settore agricolo o del settore dell’assistenza, percentuale del lavoro sommerso che sottrae tasse allo Stato italiano, percentuale del potenziale introito all’erario se venissero regolarizzati. Questa logica rimarca il profondo razzismo della classe dirigente, secondo cui ci sono persone titolari di diritti alla nascita e altre che non hanno gli stessi diritti.

A beneficiare di questo esercito di manodopera a basso costo e sfruttabile saranno ancora le mafie, i caporali del nord e sud. Questi ultimi potranno approfittare della loro condizione di vulnerabilità per imporgli prezzi e orari di lavoro. Mentre i lavoratori e le lavoratrici vivranno nel ricatto di essere rimpatriati o di perdere l’unica fonte di salario.


Ad esempio, chi ha un orto, nel periodo in cui il raccolto delle zucchine sarà abbondante, potrà offrirle a chi in questo momento non ha la possibilità di coltivare, sapendo che ci sarà un momento in cui, se avrà una necessità, potrà essere appoggiato da una comunità che ha scelto la condivisione come suo punto di forza


Quando la politica parla di tecnologia, spesso lo fa per sviare l'attenzione dalle ingiustizie e problematiche sociali a cui ci chiede di rassegnarci. Consapevoli che ogni piccolo spazio di libertà sacrificato non verrà restituito ma dovrà essere duramente riconquistato, quando la parola chiave è "emergenza" è ancora piu' importante svelare i meccanismi nascosti e leggere oltre la propaganda.

Dobbiamo mantenere la concentrazione, scrollarci di dosso il ruolo di gregge e ritrovare quello di comunità pensante, ricordarci ogni buzzword che è stata utilizzata sulla nostra pelle, scartarla e continuare a guardare dritto davanti, al cuore del problema.


finché il Governo o la Regione non porranno delle regole precise sui test sierologici come è stato fatto per i tamponi, chi può permettersi di spendere 170 euro avrà accesso a un esame e a una visita che, di fatto, consiste nella compilazione di un questionario. Tutto, tristemente, legale.




La nuova frontiera necropolitica si è spostata dalle coste della Grecia verso la porta di casa tua. Oggi Lesbo comincia sul tuo pianerottolo. E la frontiera non smette di chiudersi su di te, ti spinge sempre più verso il tuo corpo. Calais oggi ti esplode in faccia.

Ma che sistema è quello che non ha un minimo di resistenza a un evento negativo? Che non ha saputo prevedere alcuna forma di riserva per eventuali crisi? Un mondo incapace di pensare al domani, che non riesce o meglio non vuole vedere al di là dell’immediato. Il trionfo della cicala, ma almeno lei si godeva la vita: molti abitanti di questo pianeta non potevano dire altrettanto neppure quando tutto andava bene.



Stranamente, l’esperienza soggettiva è per certi versi simile a quella di uno sciopero di massa – ma è un’espe- rienza che, nel suo carattere non spontaneo, dall’alto verso il basso [come una sorta di serrata, ndr] e, soprattutto nella sua involontaria iperatomizzazione, espone gli enigmi di fondo del nostro presente politico, estorto con la medesima forza con cui i veri scioperi di massa del secolo precedente chiarivano le contraddizioni della loro epoca. La quarantena, quindi, è come uno sciopero svuotato delle sue caratteristiche collettive e tuttavia in grado di provocare un profondo shock sia a livello psicologico che economico. Solo questo lo rende degno di riflessione.


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5 maggio

mi dispiace, IO NON MI SENTO ITALIANO se per italiano si intende il babbeo a cui occorre rivolgersi in maniera paternalistica e autoritaria. Mi riferisco ovviamente ai dpcm del governo, soprattutto l'ultimo, spiegato da quelle faq imbarazzanti, in cui c'è bisogno di "vietare" gli abbracci come fossero kalashnikov, di incasellare gli affetti in una prospettiva ridicola e retrogada, invece che spiegare le modalità di relazione, invece che informare. IO NON MI SENTO ITALIANO se per italiano si intende l'irresponsabile furbetto, l'incorreggibile peccatore, colpevolizzato per reati che, prima di essere suoi, sono di un sistema ben più antico, altolocato ed endemico, il quale si chiama corruzione, massoneria, mafia IO NON MI SENTO ITALIANO se per italiano si intende l'ignorante giuggiolone a cui si può rifilare qualsiasi sòla, che non merita spiegazioni nè possibilità di protesta, tanto non capisce, tanto abbocca e tanto poi, in un modo o nell'altro, digerisce IO NON MI SENTO ITALIANO se per italiano si intende l'orgoglio per la propria storia, specialmente quella recente, manipolata, dimenticata e così imbevuta di violenza e servilismo - leggi fascismo, colonialismo, stragi, mafia e asservimento ai poteri forti del neoliberismo

IO NON MI SENTO ITALIANO, infine se nell'Italia delle istituzioni l'apparato culturale vale così poco. Così poco da non venire nemmeno citato, considerato, valorizzato. Zero assoluto. Ma siccome parto dalla convinzione (anche per esercizio di democrazia) che L'ITALIANO NON SIA a prescindere nè babbeo, nè irresponsabile, nè giuggiolone bensì UN ESSERE PENSANTE DEGNO DI RISPETTO E DI FIDUCIA (tanto quanto un francese, un somalo o un filippino, beninteso) allora io protesto, reagisco, obietto Protesto, reagisco, obietto E se serve, boicotto e disobbedisco, ESATTAMENTE perchè ho profondo rispetto e fiducia negli altri italiani come me. Ultima cosa: finchè non ci tratteranno da esseri pensanti degni di rispetto e di fiducia, col cazzo che sventolo il tricolore e canto l'inno di Mameli. Mi dispiace.


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3 maggio


Da sempre a me piace leggere il giornale, quello cartaceo. Stare davanti ad uno schermo per più di un certo tempo mi da' un senso di nausea, mi sembra di buttare il mio tempo, anche se di questi tempi è quasi inevitabile. Col giornale è diverso. Le ore trascorse nella lettura di un quotidiano sono un tempo attivo, intimo e sociale (non social!). Per questo, sin dall'inizio della quarantena mi sforzo di andare in edicola il più spesso possibile e consiglio tale pratica. Per questo, sono triste quando le edicole chiudono, una per tutte quella in piazza del mio paese, a gennaio scorso (come si può lasciar chiudere l'edicola in piazza??).


Detto questo, la qualità dell'informazione in Italia è pessima ed è più che mai difficile accedere a testate o articoli indipendenti e plurali. Un mio compagno di università che ha lavorato per il Pais e per la TV svizzera italiana mi insegna che agli italiani interessa solo l'Italia. Di spazio per le notizie dall'estero ne rimane poco, è un fatto riconosciuto. Non solo: troppa cronaca, troppe opinioni al posto di notizie, troppi strilli e poche riflessioni comparate. In ultimo, troppi interessi a monte, raggruppati in una manciata di gruppi industriali, che hanno connessioni nebulose in paradisi fiscali o in dinamiche macro-politiche.


Io di solito leggo Il Manifesto, mi sembra di gran lunga il più serio e mediamente affidabile tra i quotidiani in edicola. Ma credo sia importante (e cerco di farlo, a fatica) leggere anche altre testate, proprio per coltivare quell'esercizio al confronto che genera il nostro prezioso senso critico. Ci sono report interessanti e penne intelligenti (soprattutto di collaboratori esterni pagati "a cottimo") anche in quelle testate che, in linea di principio e variabilmente, disprezzo, come Il Corriere della Sera o Repubblica. Uno per tutti il bellissimo inserto di quest'ultimo intitolato "Robinson". I giornali di destra? Anche loro sono importanti: sarebbe importante che venissero denunciati per i continui insulti alla costituzione, alla dignità e all'intelligenza dei loro lettori.


Tutta questa filippica perchè stamattina non sono andato in edicola ed oggi è la giornata mondiale della libertà di stampa!

Vale la pena ricordare l'articolo 21 della nostra Costituzione: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.


E dunque, a proposito di informazione libera, alcune letture scelte. (nel frattempo, appunto, mi è venuta la nausea)



un’analisi della narrazione giornalistica della situazione in corso fatta dai media italiani, evidenziando la poca chiarezza dei messaggi trasmessi in merito alla pandemia https://www.italiachecambia.org/…/responsabilita-media-cor…/


Concentrare l’attenzione mediatica in modo ossessivo sulle strategie per affrontare l’emergenza e la ricerca di presunti vaccini è una scelta che favorisce la convinzione che la pandemia possa essere sconfitta solo con la scienza, le tecnologie o altri mezzi “tecnici”. Di politica si parla, qualche volta, al massimo per lo smantellamento della sanità pubblica. In questo modo, più o meno consapevolmente, si nascondono le cause e la possibilità di perpetuarsi del problema, perché – se c’è una cosa certa – questa è che altre epidemie o pandemie arriveranno finché le cause rimarranno intatte. https://comune-info.net/gli-allevatori-della-pandemia/


il ritornello è pressappoco l’unica costante in un sistema di variabili (le strofe). Esso può diventare metonimicamente la sola cosa realmente importante della composizione. A chi invita a cantare il ritornello del «tempo sospeso nella pandemia» occorrerebbe ricordare che quel tempo è multiplo e che, prima o dopo, anche il coro può stancarsi e voler scrivere le strofe. https://www.dinamopress.it/ne…/tempo-sospeso-tempo-multiplo/


Una sentenza ha proibito ai missionari evangelici di entrare in contatto con le tribù incontattate della valle Javari, in Amazzonia. "Difendiamo il diritto dei nostri popoli a scegliere liberamente secondo ciò che ritengiamo sia meglio per noi. Spero che questa sentenza ricordi ai cristiani che il più grande insegnamento divino è quello di amare e rispettare gli altri” https://www.lifegate.it/…/brasile-missionari-banditi-terre-…


L’unica maniera per far fronte alle problematiche che la crescita pone sembra essere manipolare il limite per espanderlo. https://www.infoaut.org/…/covid-19-accumulazione-del-rischi…


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1 maggio


e comunque, questa festa del lavoro la passo mettendo in ordine la mia situazione professionale

il pandemonio ha scoperchiato un vaso di Pandora fatto di negligenze e responsabilità, da ogni parte. Il discorso è lungo e complesso, ma in sostanza credo che il momento sia più che mai propizio per evitare che la categoria dei musicisti continui ad essere bistrattata e svalorizzata, per darci valore come lavoratori. Qualcosa si sta muovendo nella direzione giusta, ma come sempreoccorre lottare e soprattutto partecipare, per poter reclamare dei diritti. Non vorrei citare ancora Gaber, ma si.. libertà è partecipazione.

Che questo 1° maggio in quarantena sia occasione per affrontare una volta per tutte più consapevolmente la propria professione! Io ho deciso di farmi socio di Note Legali, una delle associazioni di categoria che per la prima volta stanno facendo rete a livello nazionale. Guardatevi la diretta di poco fa o una delle tante che regolarmente fanno, su fb o dal loro sito. Sono mooolto attivi e competenti. PS. Mettendo in fila gli album in cui ho suonato dal 2002 ad oggi ritrovo un sacco di amici vicini e lontani, vorrei abbracciarvi tutti… In tutto sono 41 album!!! (ma di lavoro cosa fai??) #notelegali #musicistiuniti

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29 aprile


Breve ragionamento sul BUON SENSO


Procede di pari passo con lo SPIRITO CRITICO. Entrambi si "coltivano" attraverso il CONFRONTO di opinioni contrastanti, in base alla propria COSCIENZA. La coscienza individuale si fonda su VALORI I valori ci provengono dalla famiglia, dalla scuola, dall’insieme di discipline che chiamiamo "culturali" e in ultimo dal tipo SOCIETA’ (anche economica) in cui viviamo.


Dunque: per arrivare al buon senso dovremmo in primis tentare di ALLONTANARCI il più possibile dal tipo di società consumista, capitalista e disumanizzante che, evidentemente, manipola i nostri valori, confonde la nostra coscienza e anestetizza il nostro senso critico. Uscire dal sistema significa compiere atti che vanno contro l’imperativo di consumare, produrre, monetizzare, sfruttare e speculare. Come? Ad esempio: -rifiutando l’informazione mainstream -con una spesa consapevole (piccole filiere locali, cibo sfuso, no plastica monouso, semi invece che prodotti) -prendendoci cura del nostro spirito e del nostro corpo (come primo passo per poi aver cura delle relazioni sociali) -con una più alta autosufficienza e sostenibilità energetica (nei trasporti, in casa, in viaggio) -con opere attive di sensibilizzazione, consapevolizzazione e stimolazione (soprattutto se siamo personaggi “pubblici”) -cercando una visione sistemica, cioè le connessioni tra argomenti apparentemente distanti. Usiamo il dubbio e la curiosità come stimolo a restare vigili.

Alcuni spunti di lettura scelti:

Il 2019 è stato l’anno in cui si è speso di più per la difesa militare dalla fine della Guerra Fredda. I nuovi dati pubblicati dal SIPRI, l’Istituto internazionale di ricerca sulla pace di Stoccolma (occhio, è roba forte) https://www.sipri.org/…/…/files/2019-08/yb19_summary_ita.pdf

Il 23 aprile dopo uno sciopero della fame durato 297 giorni, muore anche Mustafa Kocak, coetaneo di Helin, della band rivoluzionaria Grup Yorum. Chiedevano un equo processo e la libertà di espressione https://comune-info.net/si-chiama-barbarie/

Satelliti per il bene dell’umanità, ma veramente? https://www.pressenza.com/…/satelliti-per-il-bene-delluman…/

Occupazione militare in Sardegna ai tempi del Covid-19 tra disastro sanitario sociale e ambientale - un’interessante dibattito a cura di Ecologia Politica https://youtu.be/rR1jT7Sc9Bg

Congo-K: gruppi armati uccidono 13 ranger del parco Virunga https://www.google.it/…/congo-k-i-gruppi-armati-non-te…/amp/

Neoliberalism – the ideology at the root of all our problems https://www.theguardian.com/…/neoliberalism-ideology-proble…


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23 aprile


Fare i concerti nel parcheggio di un supermercato per un pubblico di automobili. Dovete andarvene affanculo, per dirla in maniera educata.

Della serie risolviamo la crisi in maniera ecologica.

https://www.ansa.it/lombardia/notizie/2020/04/21/nasce-il-progetto-per-concerti-drive-in-ok-da-20-citta_f9898b97-0a65-46c2-ad04-355826c9e6db.html?fbclid=IwAR18xu9BBH-WGATrP9dEV9hKghQIUvCW8JJdhigVKYOjDelOHWMiEij6RUI


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21 aprile


E un' altra volta è notte e suono, non so nemmeno io per che motivo, forse perchè son vivo e voglio in questo modo dire "sono" o forse perchè è un modo pure questo per non andare a letto o forse perchè ancora c'è da bere e mi riempio il bicchiere..

E l' eco si è smorzato appena delle risate fatte con gli amici, dei brindisi felici in cui ciascuno chiude la sua pena, in cui ciascuno non è come adesso da solo con sé stesso a dir "Dove ho mancato, dov'è stato?", a dir "Dove ho sbagliato?"

Eppure fa piacere a sera andarsene per strade ed osterie, vino e malinconie, e due canzoni fatte alla leggera in cui gridando celi il desiderio che sian presi sul serio il fatto che sei triste o che t'annoi e tutti i dubbi tuoi...

Ma i moralisti han chiuso i bar e le morali han chiuso i vostri cuori e spento i vostri ardori: è bello ritornar "normalità", è facile tornare con le tante stanche pecore bianche! Scusate, non mi lego a questa schiera: morrò pecora nera!

Saranno cose già sentite o scritte sopra un metro un po' stantìo, ma intanto questo è mio e poi, voi queste cose non le dite, poi certo per chi non è abituato pensare è sconsigliato, poi è bene essere un poco diffidente per chi è un po' differente...

Ma adesso avete voi il potere, adesso avete voi supremazia, diritto e Polizia, gli dei, i comandamenti ed il dovere, purtroppo, non so come, siete in tanti e molti qui davanti ignorano quel tarlo mai sincero che chiamano "Pensiero"...

Però non siate preoccupati, noi siamo gente che finisce male: galera od ospedale! Gli anarchici li han sempre bastonati e il libertario è sempre controllato dal clero, dallo Stato: non scampa, fra chi veste da parata, chi veste una risata...

O forse non è qui il problema e ognuno vive dentro ai suoi egoismi vestiti di sofismi e ognuno costruisce il suo sistema di piccoli rancori irrazionali, di cosmi personali, scordando che poi infine tutti avremo due metri di terreno...

E un' altra volta è notte e suono, non so nemmeno io per che motivo, forse perchè son vivo o forse per sentirmi meno solo o forse perchè a notte vivon strani fantasmi e sogni vani che danno quell' ipocondria ben nota, poi... la bottiglia è vuota..



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21 aprile


Teoria dei germi: "il pesce nella brocca si ammala. Possiamo decidere di curare il pesce oppure di cambiare l’acqua"


Tutto può essere, che il virus sia nato da un errore di laboratorio, da follie bio-militari o dalla fantapolitica ,ma io preferisco partire da questo assunto che mi sembra logico e a monte delle varie teorie (complottistiche o meno): queste tentate attribuzioni di responsabilità (ce ne saranno ancora hai voglia) distolgono lo sguardo dal problema più grave, alla radice non solo di questa pandemia ma anche delle prossime a venire. Si cercano continuamente colpevopli per evitare di dire che la vera tragedia, urgente e parossisticamente evidente, è il degrado dell’ambiente in cui viviamo, e siamo stati noi-sistema antropocentrico a causarlo, con il perseverare di pratiche predatorie. Polveri sottili, allevamenti intensivi, deforestazione, agro-industria, decrescita. Se neanche ora fissiamo il mirino del nostro obiettivo sull’ambiente-terra non se ne esce, è tanto semplice. Ciò che non è affatto semplice è che sulla traiettoria tra il nostro occhio e tale obiettivo passano montagne come la giustizia sociale e la riforma strutturale del mercato. E scavalcare le montagne è impresa da scalatori, noi cosa siamo?

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Oggi Trump ha detto che tutta l’immigrazione negli Stati Uniti verrà bloccata per combattere il nemico comune: il virus.

Al di là della solita propaganda c’è l’immensa presa per il culo (anche questa solita, e diffusa..) di indicare il nemico nel virus invece che nel sistema sbagliato che lui esemplarmente rappresenta.

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Ci stiamo infilando nel tunnel. Proprio come da copione.

Riprendiamoci l’arte, emozioniamoci, dedichiamo il nostro tempo alla cura dei sentimenti e degli affetti. I nostri corpi hanno bisogno di animi vividi per leggere il presente e immaginare il futuro.

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leggi:


LA SFIDA DEL COVID-19 ALLE SCIENZE UMANE. ALCUNE PISTE DI RIFLESSIONE di Luigi Pellizzoni su Ecologie della trasformazione, rubrica a cura di Emanuele Leonardi


LA REALTA' DEI LEGAMI CHE CI COSTITUISCONO - di Collectif Malgré Tout


CONTACT TRACING: SCONTRI E DOMANDE - di Carola Frediani

(molto articolato e documentato)


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18 aprile

In parecchi giochi di società puoi usare il tuo turno per indovinare la risposta oppure per pescare dal mazzo altre carte o indizi. Nel primo caso pensi di avere la soluzione, ma se sbagli perdi il turno. Se invece peschi dal mazzo, aumenti le tue possibilità di indovinare al prossimo turno.


Trovo che la discussione su fb sia importante e fondamentale, ma fino ad un certo punto. Credo altresì che la consapevolezza passi più efficacemente per altri canali di discussione, meno fuorvianti, fuorviabili, congestionati e più concludenti. Più impegnativi, certo, ma secondo me necessari.


Non solo: la salvaguardia (nonchè la cura) della nostra spiritualità dovrebbe essere un impegno per tutti. In un momento in cui il valore dell’anima viene ridotta ai minimi termini dalle retoriche scellerate di chi sta gestendo la crisi, la morte è stata completamente svuotata di qualsiasi senso spirituale dal capitalocene che ci impone il suo pradigma. Sentirsi parte di uno spirito di rinascita, vibrare di buoni propositi, imparare a sentirsi individui pensanti che formano uno sciame è importante tanto quanto l’attivismo per obiettivi più concreti (solidarietà, reddito universale, rivoluzione ecologica, salute, ecc). Sono le due facce della stessa medaglia e ognuna delle due ha bisogno dell’altra.


Continuo a copiare qui sotto alcuni spunti di lettura e riflessione. I primi due da guardare assolutamente.




ps. Sto raccogliendo i miei appunti sul mio sito, a mo’ di diario, perchè non voglio perderli e perchè credo che la cronologia delle riflessioni sia già di per sè una prospettivizzazione della narrativa.


pps. ecco, proprio mentre scrivevo queste parole il vicino ha sparato a tutto volume l’inno di Mameli, dio covid.



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16 aprile


In questi giorni mi interrogo sul significato e sulla percezione della morte. In questo momento si muore da soli, senza i propri cari, in luoghi estranei, senza sepolture, congedati da questa vita in un modo che mai ci saremmo sognati e che mai avremmo scelto, e forse che qualcuno non vuole scegliere. L’anima e la spritualità dell’essere umano sono l’ultimo baluardo di ciò che l’individuo possiede, eppure sono calpestate e offese come solo durante una guerra avviene.

Eppure non siamo in guerra, questo ormai si è capito.

E allora mi chiedo: a livello teorico (o teologico o spirituale che dir si voglia) è giusto trattare la morte con una tale arrogante mancanza di rispetto? In altre parole: chi siamo noi / chi sono loro per giudicare nullo il valore della nostra anima? Non è il caso di porci delle domande? Non è il caso di dire di no?


Se l’obiezione è “l’emergenza-aiuto-si-muore-davvero”, vi prego di considerare che gli orizzonti di ciascuna mente sono diversi ed è LECITO (che io sappia lo è ancora) farsi domande e preoccuparsi di altro che non sia disinfettarsi le mani per far progredire la specie. Se si vuole far progredire la specie le azioni da intraprendere sono ben altre, smettiamo di farci prendere in giro. Prendiamocela con chi sta sbagliando mira sempre più vistosamente e ci getta in questo ambiente di terrore inaccettabile, abbassando le nostre difese immunitarie, sia fisiche che psicologiche.


La salvaguardia (nonchè la cura) della nostra spiritualità dovrebbe essere un impegno per tutti. Sentirsi parte di uno spirito di rinascita, vibrare di buoni propositi. E la lotta per gli obiettivi concreti (solidarietà, reddito, rivoluzione ecologica, economica e politica, ecc) è solo l’altra faccia della stessa medaglia. Ognuna delle due ha bisogno dell’altra.


Parlo al telefono con tanti amici ed ognuno (ognuno) mi insegna qualcosa, su tutti il valore dell’ESEMPIO. Ciascuno di noi può essere un esempio. Volontariato, solidarietà, attenzione oppure silenzio, elaborazione dell’odio verso qualcosa di più efficace. Ognuno trovi la sua strada ma non dimentichiamoci che la rivoluzione parte da noi stessi (con questa frase alla Sai Baba posso fermarmi..)


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14 aprile


Applicato a qualsiasi legge-decreto-ordinanza, il principio del buon senso e della giusta misura, ci dispenserebbe dal doverci nostro malgrado incazzare ogni tre per due, nel constatare in che modo vile e codardo viene incanalato il dibattito pubblico, scatenando odio, risentimento e rivendicazioni da ogni parte di qualsiasi barricata.

Due pesi e due misure: più della metà delle fabbriche aperte vs i bambini e gli adolescenti a friggere davanti ad uno schermo, la filera agro-alimentare aperta (quale?) ma poi si multa chi va nell’orto. Se uno sbirro si mette ad inseguire uno che corre da solo in spiaggia o di notte non posso che stare con quello che scappa, perchè sta scappando dall’idiozia, dalla mancanza di buon senso. Con buona pace degli sbirri che potrebbero anche ammettere che sarebbero più utili altrove (non siamo a Guayaquil nè in India ma la loro famigerata facile erezione non fa bene a nessuno) e dei giornalisti che potrebbero una buona volta cambiare mestiere. E se il tizio imbruttito alla finestra lo fa anche lui, fa bene! anzi gli potrà solo fare bene. La disobbedienza civile è opporsi a delle regole offensive e ritenute sbagliate e pericolose. E noi ne siamo pieni, ora. Siamo lo zimbello dell’Europa civile, leggete i giornali esteri. E le multe tra poco le butteremo direttamente nel bidone. Senza soldi, senza tutele, chi paga cosa? e per quale reato? cornuti e mazziati.

Per quanto si è capito (poco), per evitare il contagio l’unica regola fondamentale è non entrare in contatto con altri esseri umani, il distanziamento sociale. Quindi mascherine e guanti al supermercato e ogni volta che queste distanze si accorciano. E multe per chi contravviene. Mi spiego ancora meglio: se in spiaggia ci sono già delle persone che passeggiano io non uscirei, è chiaro il concetto?

Detto questo però, sinceramente auspico che si parli d’altro, sennò perpetuiamo questo cortocircuito in cui siamo caduti.


Chiudo con un esempio che già utilizzavo prima del pandemonio: nella strada provinciale tra Russi e San Pancrazio, qua vicino, c’è da sempre il limite dei 50 km/h. Nessuno, a parte qualche anziano col cappello, rispetta quel limite, trattandosi di un rettilineo mediamente poco trafficato in mezzo alla campagna, fatto salvo un paio di gruppetti di case. Le forze dell’ordine lasciano perdere ed ora hanno piazzato il solito autovelox in entrata a paese così almeno lì si rallenta (giusto). Ma allora a cosa serve quel limite nel rettilineo? A nulla. Al di là del suo fine, che è evidentemente condivisibile (quello di evitare incidenti), è un limite SBAGLIATO. Chi lo dice? Il buon senso popolare e, in pratica, l’evidenza. Si tratta di un ragionamento davvero elementare: se il limite fosse di 70 o 80 km/h, verrebbe probabilmente rispettato da tutti, così come a quel punto sarebbero applaudite le multe per i trasgressori. Invece che cercare di aggirare o eludere i divieti, tenderemmo tutti alla legalità.

Tenderemmo di più al rispetto delle regole.

Ma poi, è giusto considerare l’italiano medio, un “furbetto”?

Intrinsecamente, intendo. Uno cioè che non riesce proprio a stare alle regole, che appena può le trasgredisce in nome del proprio interesse o di quello della sua famiglia. O della sua categoria.. Del suo partito, anche. Si insomma della sua squadra, ci siamo capiti. Mi chiedo se davvero non sia una vocazione alla sopravvivenza, un innato senso di adattabilità, il famoso genio made in italy.

E se quella che si intravede in controluce non sia proprio la radice della cosa nostra massonica che tutto pervade -compresi governo e imprese si capisce- usata come pratica tradizionale, in ogni ambito pubblico e privato.


Ma per fortuna a questo dubbio c’è risposta!

Il sempiterno rimedio a tutti i mali (semplicistico tuttavia comprensibile) di bloccare qualsiasi tentativo di contravvenire alle regole, nel nome del “il fine giustifica i mezzi”, ergo il cosiddetto securitarismo. Sarà l’algoritmo di fb o la mia rubrica del telefono, ma mi sembra che se ne (s)parli pure troppo ora.


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12 aprile


Copio alcuni passi da un articolo che nel complesso non approvo per approccio e metodologia proposta ma che tuttavia presenta spunti di riflessione interessanti:


< Interrompere un'abitudine significa renderla visibile; significa trasformarla da una compulsione a una scelta.


il problema qui va ben oltre il rovesciare una cricca malvagia di massoni. Anche se esistessero, date le inclinazioni della civiltà, la stessa tendenza persisterebbe senza di loro, o dei nuovi massoni nascerebbero per prendere le funzioni dei vecchi.

Vera o falsa, l'idea che l'epidemia sia un mostruoso piano perpetrato da malfattori ai danni del pubblico non è molto lontana dalla mentalità “trova-il-patogeno”. È una mentalità combattiva, una mentalità di guerra. Colloca la fonte di una malattia socio-politica in un patogeno contro il quale potremmo allora combattere, un capro espiatorio al di fuori di noi. Rischia di ignorare le condizioni che fanno della società un terreno fertile dove questo piano può attecchire.


Il mantra “la sicurezza prima di tutto” deriva da un sistema di valori che rende la sopravvivenza la massima priorità e che deprezza altri valori come il divertimento, l'avventura, il gioco e lo sfidare i limiti. Altre culture avevano priorità diverse. Ad esempio, molte culture tradizionali e indigene sono molto meno protettive nei confronti dei bambini, come documentato nel classico di Jean Liedloff “Il concetto del continuum”. Consentono ai bimbi rischi e responsabilità che sembrerebbero folli alla maggior parte delle persone moderne, nella convinzione che ciò sia necessario ai bambini per sviluppare l'autosufficienza e il buon senso. Penso che la maggior parte delle persone moderne, in particolare i giovani, mantengano parte di questa volontà intrinseca di sacrificare la sicurezza per vivere pienamente la vita. La cultura circostante, tuttavia, preme incessantemente per farci vivere nella paura e ha costruito sistemi che incorporano la paura. In essi, la sicurezza è estremamente importante.

Ho chiesto a un amico, un medico che ha trascorso del tempo con il popolo Q’ero in Perù, se i Q’ero avrebbero (potendo) intubato qualcuno per prolungare la sua vita. “Certo che no”, ha detto. “Avrebbero convocato lo sciamano per aiutarlo a morire bene”. Morire bene (che non è necessariamente lo stesso di morire indolore) non è molto presente nel vocabolario medico di oggi. Non vengono conservati registri ospedalieri per sapere se i pazienti muoiono bene o no.


Quanta parte della vita vogliamo sacrificare sull'altare della sicurezza?


C'è un'alternativa alla “teoria dei germi”, che vede i germi come parte di un processo più ampio. Chiamata a volte “teoria del terreno”, sostiene che i germi sono sintomi piuttosto che cause della malattia. “Il tuo pesce è malato. Teoria dei germi: isola il pesce. Teoria del terreno: pulisci la vasca”>



Aggiungo un altra citazione, da un testo di Rob Wallace (epidemiologo), Alex Liebman (ricercatore in geografia umana), Luis Fernando Chaves (ecologista) e Rodrick Wallace (ricercatore di epidemiologia) è apparso su Monthly Review. (traduzione a cura di Ecologia Politica Milano):


< Soluzioni immediate: proteggiamo la complessità della foresta che impedisce agli agenti patogeni mortali di allineare gli ospiti e sferrarci un colpo diretto attraverso la rete di viaggio globale. Reintroduciamo il bestiame e le diversità delle colture e reintegriamo l’agricoltura animale e delle colture su scale che impediscano agli agenti patogeni di aumentare in virulenza ed estensione geografica. Permettiamo ai nostri animali da cibo di riprodursi in loco, riavviando la selezione naturale che consente all’evoluzione immunitaria di tracciare i patogeni in tempo reale. Quadro generale: smettiamo di trattare la natura e la comunità, così pieni di tutto ciò di cui abbiamo bisogno per sopravvivere, come solo un altro concorrente da sconfiggere sul mercato>



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10 aprile


Crescita verde, capitalismo verde e tutto il resto sono strategie di marketing, egemoniche, non strategie di accumulazione. Nel migliore dei casi servono a redistribuire il potere e la ricchezza dal 70% più povero della popolazione mondiale ai conti bancari dell’1%.

Solo quando comprenderemo l’imperativo di collegare le lotte di emancipazione intorno al lavoro di ogni tipo – produttivo e riproduttivo, umano ed extraumano – potremo abbandonare la fedeltà della sinistra alle categorie borghesi, decolonizzare il nostro immaginario


Jason W. Moore “Antropocene o Capitalocene?” il sociologo (lanuovaecologia.it)

Declararle la guerra a un virus porque daña la salud de los humanos es como juzgar a un perro por ladrar. El lenguaje bélico que siguió al 11-S solo sirvió para erosionar los derechos humanos y preparar la escalera al poder a una serie de sujetos sin escrúpulos. No había guerra, había algo ya conocido: terrorismo. Ahora tampoco hay guerra, es un virus. Hablar de guerra es un pensamiento enfermo, o peor, mala literatura.

Jesús García Cívico - https://elhype.com



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9 aprile

mi accorgo che una domanda alla radice di tutti i ragionamenti quotidiani è:

COSA e COME?

Cosa possiamo fare e come riuscire a sfruttare questa tragica ma enorme opportunità di cambiare il sistema, rifondandolo su basi più etiche e sostenibili che consentano una vita più dignitosa (quindi equa) a tutte/i?

Nell’irto cammino per avvicinarci a delle risposte, credo dovremmo partire da qualche considerazione a monte, legate alla stra-ordinaria situazione attuale:


1.

Una responsabilità che CHIUNQUE di noi ha, in questo momento più che mai, è INFORMARSI consapevolmente, cercare e discernere tra opinioni divergenti. Abbandonare la strada sicura dell’informazione mainstream significa iniziare un processo di critica al sistema antropocentrico neo-liberista, basato sullo sfruttamento selvaggio e la diseguaglianza, a cui dovremmo indirizzare gran parte della nostra attenzione.

E qualsiasi analisi dei vari macro-argomenti specifici (ecologia politica, riproduzione sociale, 5G, sistema agro-industriale, redistribuzione del reddito, mobilitazione di categorie e di massa, modalità di azione, vaccini, lobbies, big data, armi, eccetera) va affrontato dedicandoci TEMPO e IMPEGNO. L’estrema complessità di ognuno di questi argomenti richiede approfondimenti attenti e plurali. Se non abbiamo nè tempo nè voglia, facciamoceli venire.

Lo spirito critico non è legato al grado di istruzione nè ad una classe sociale: chiunque può coltivarselo. Serve CURIOSITA e DEDIZIONE.

E’ un po come quando siamo (eravamo) in gita in una città nuova: evitiamo di seguire Google maps e alziamo lo sguardo, perdiamoci nelle stradine. A partire dai dubbi, troveremo una città diversa, molto più reale.

In calce suggerisco alcuni link

Altra cosa: evitiamo di abboccare a qualsiasi amo, di credere al primo che strilla. Per farlo, di nuovo, applichiamo il preconcetto socratico di “sapere di non sapere” cioè: aspetta.. voglio vederci più chiaro, com’è? Parliamo tra noi, chiediamoci pareri, cerchiamo fonti diverse più attendibili.

E TUTTAVIA: occhio a non cadere nella logica borghese-progressista di snobbare a priori qualsiasi contro-informazione tacciandola come bufala. Mi spiego: nel mezzo al mare di fake-news (anche criminali) ci sono argomenti di importanza ENORME per il futuro di tutti noi, non necessariamente legati alla pandemia. Argomenti nebulosi come 5G e Big Data (ad esempio) non meritano di venire archiviati come se niente fosse. Affrontarli e ragionarci su non significa credere alle bufale, cazzo.


2.

Per la prima volta nella storia, IN TUTTO IL MONDO, ci sono (tante) persone che si stanno ponendo le stesse domande. Uno degli obiettivi più importanti da raggiungere subito è riuscire a mettere insieme questa enorme quantità di idee, proposte e riflessioni comuni. Se riusciremo a fare fronte unico, la potenza politica (diciamo, per semplificare, contro i poteri forti, ma forse sarebbe meglio dire contro il paradigma capitalista) sarà pressochè infinita.

Facciamo rete.

Ultimamente sto partecipando ad alcune ASSEMBLEE online, è un format nuovo per tutti e molto interessante per confrontarci, constatare la pluralità di campi d’azione e di strumenti a nostra disposizione. Al di là del fatto che sarebbe meglio incontrarsi di persona, è ovvio.

Ad esempio ieri il collettivo Labàs insieme al Manifesto e DinamoPress hanno organizzato un’assemblea pubblica a cui hanno partecipato una quantità incredibile di associazioni, movimenti (Nonunadimeno, Extinction Rebellion, movimenti per la casa e associazioni di mutuo soccorso, centri sociali, ONG, ecc ecc). Esperimenti simili li stanno facendo altre organizzazioni italiane E IN TUTTO IL MONDO. Ad esempio cercate il portale di “Ecologia Politica” o trovatene voi altri e magari segnalateli.

Per favore, non giudichiamo troppo frettolosamente i coraggiosi e nobili tentativi di pensare un futuro in maniera indipendente. Diamoci tempo, diamoci l’opportunità di riflettere con calma e magari anche di partecipare attivamente per migliorare le discussioni.

Basta così.

Tutto perchè mi sento impotente e vorrei tanto capire di più, per fare qualcosa.

Vorrei anche che l’arte, la poesia e la musica potessero essere dei fari che illuminano la strada ma per ora la luce che irradiano mi sembra alquanto flebile e sterile, almeno per quanto riguarda l’ambiente musicale che conosco un po’ meglio.

Magari invece mi sbaglio.

Buoni giorni a tutti, godiamoci l’aria di rinnovamento della primavera, altro che chiuderci in chiesa o stare alla finestra a guardare chi passa.


https://www.asceonlus.org/…/Reagire-al-panico-da-infodemia-…



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6 aprile


INFORMARSI ED AVERE OPINIONI PROPRIE è RESPONSABILITA DI TUTTI

Alcuni (altri) spunti di riflessione:

il primo è uno dei migliori documenti letti finora. Copio qui sotto qualche passo ma vi consiglio di leggerlo tutto (comprese le note), perchè ne vale davvero la pena, vi servirà una mezzoretta. In calce aggiungo un paio di altri link secondo me interessanti.


Osservamedia Sardegna

"Rifuggiamo, per metodo, dall’intervento costante e continuo sui quotidiani errori e abusi che avvengono nell’informazione pubblica, perché altrimenti il nostro lavoro sarebbe continuamente assorbito nel collezionismo di reperti giornalistici, risultando schiacciato sull’attualità, in un flusso concettuale piatto e superficiale fatto di continue ripetizioni degli stessi contenuti informativi, senza una loro elaborazione: ciò che è esattamente uno dei peggiori difetti strutturali della dittatura dell’attualità e dell’istantaneità che comanda oggi la comunicazione pubblica, sia quella giornalistica, sia, in maniera ancora più veloce, superficiale e compulsiva, quella dei social network. [..] L’emergenza, e l’emergenzialità che questa chiama con sè, schiaccia le capacità di ragionamento sull’esigenza immediata, quello che deve essere fatto subito e non può essere rimandato. Tuttavia, mai come in questo caso, è evidente che la capacità di mantenere la testa lucida, decidere la cosa giusta al momento giusto, è necessaria, e per farlo, occorre sintonizzarsi sui tempi del fenomeno che si sta combattendo: i tempi del virus, che non sono quelli dello spettacolo mediatico. [..] nei due mesi in cui i media 24 ore su 24, non hanno praticamente parlato d’altro che di coronavirus, ci sarebbe stato il tempo di mettere in piedi almeno 25 corsi accellerati contenenti nozioni base per cercare di comprendere un minimo gli argomenti scientifici in campo: ma questo tipo di informazione è incompatibile con il tempo istantaneo e simultaneo dell’informazione mediatica, e con il concetto di pubblico che vi è sotteso [..] Tra riti apotropaici (le sanificazioni stradali, i flash mob sui balconi), erezioni di totem (i termoscanner), abuso di feticci (le mascherine, l’amuchina), designazione di capri espiatori, la concezione mistica della casa come spazio sacro immune all’ingresso del virus; il collasso della razionalità collettiva appare lampante. [..] la scelta nella presentazione dei dati statistici non è innocente, non è meramente “tecnica”: a fronte della emergenza si è scelto chiaramente di spingere sulla paura individuale per provocare l’obbedienza, invece che spingere sulla consapevolezza per provocare l’adesione. [..] La mobilitazione del mondo mediatico assume i caratteri della propaganda interna durante uno sforzo bellico, attingendo a piene mani al repertorio del nazionalismo banale, per cercare di costruire una impressione di unità d’intenti collettiva di fronte alla minaccia esterna [..] trasformare l'emergenza sanitaria in un'emergenza di ordine pubblico, il nemico invisibile del virus nel nemico visibile dei propri stessi cittadini, questa è l'operazione di esorcismo operata da una classe politica di inetti totali."


Rob Wallace

Big Farms Make Big Flu (book 2016)

“..la deforestazione abbatte la complessità ambientale che frena il dilagare dei patogeni [..] il punto è che la classe capitalista sa lucrare sui disastri che contribuisce a creare. Delle devastazioni fa ricostruzioni, dell’inquinamento bonifiche, delle malattie farmaci, e di tutto questo futuri punti di Pil. [..] Curare il gap tra economia ed ecologia è la primaria sfida scientifica e sociale del nostro secolo. Dobbiamo seriamente domandarci come tornare ad un’economia naturale, preservando i servizi ecosistemici che permettono di avere aria e acqua pulite, suolo fertile e di ridurre le possibilità di epidemie. I piccoli contadini e le popolazioni native mostrano che per secoli abbiamo utilizzato un tipo di agricoltura rigenerativa e non invasiva e quindi possiamo tornare a farlo, impiegando le risorse che ci permetterebbero di continuare a fornire il cibo di cui il mondo ha bisogno senza distruggere i mezzi con i quali lo produciamo realmente.”


Guillermo Sullings, presidente Fondazione Pangea per una nazione umana universale

“così come le crisi estreme possono essere sfruttate da leader funesti, esse sono anche occasioni per far emergere riferimenti alternativi, che la gente dovrebbe sostenere sintonizzandosi sulle intenzioni e sugli obiettivi generali ed evitando di restare invischiata in un perfezionismo disgregante. [..] La rivalutazione della vita e della salute rispetto alla dimensione economica; le molteplici manifestazioni di solidarietà collettiva; il riconoscimento degli operatori sanitari che corrono rischi per l’insieme; il sentimento collettivo della causa comune. Sono tutte esperienze che ci collegano a una nuova sensibilità e quando sono condivise da persone di tutto il pianeta, diventano un fenomeno molto potente. [..]

Potremmo chiederci cosa può fare la gente comune per contribuire a questo cambiamento, oltre a sperimentare le esperienze sopra menzionate. In questo senso, e riprendendo il cosa e il come, ma a livello della base sociale, tutto ciò che possiamo fare per diffondere queste esperienze che fanno emergere il meglio dell’essere umano in vari angoli del mondo contribuirà alla coesione collettiva. Tutto ciò che possiamo fare per diffondere idee e strumenti organizzativi contribuirà a consolidare le reti del tessuto sociale. Tutto ciò che possiamo fare per aiutare gli altri a livello psicologico e spirituale, per superare la paura, l’isolamento, la depressione, il vuoto e altre conseguenze collaterali della pandemia, contribuirà a risolvere i problemi personali da un punto di vista non individualistico. “


Mathematical epidemiologist Rodrick Wallace on

“Structural causes are as much part of the emergency. Including them helps us figure out how best to respond moving forward beyond just restarting the economy that produced the damage.“


Professeur de sociologie Salvatore Palidda

“Dans quelques blogs on peut lire des textes qui dйnoncent l’йtat de siиge, les quelques abus de la part de militaires et policiers dans le contrфle des rues, mais on n’a pas encore vu des juristes et intellectuels prendre la parole pour dйnoncer cette gestion militaro-policiиre plutфt qu’un gestion sanitaire. Il est pourtant йvident que dans un Etat effectivement dйmocratique la sйcuritй sanitaire ainsi que celle environnementale devrait кtre confiй а un seul ministиre et ne devrait avoir rien а partager avec les forces armйes et les polices. [..] Le choix d’une gestion militaro-policiиre plutфt que d’une gestion sanitaire et d’йconomie sociale risque fort de conduire а une mobilisation populaire trиs dure. Et cela vaut aussi pour toutes les autoritйs europйennes qui sont en train de jour avec le feu risquant d’кtre renversйes et meme mises de cфtй а cause de leur total faillite politique.”


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3 aprile


La Responsabilità di ogni artista è riflettere e portare alla luce dei messaggi, parlare alla gente in nome di una “ispirazione “ che l’arte, in teoria, dovrebbe dare.

Intrattenere certo, ma anche e soprattutto dire qualcosa, dare l’esempio.


Personalmente cerco di non farmi distrarre troppo dalle modalità performative digitali (forzatamente in remoto, distaccate, incomplete) tenendo a mente che sono e devono essere frutto di un’emergenza. Sappiamo tutti che il pubblico è condizione necessaria all’artista e quindi ora va bene che sia dall’altra parte di uno schermo, ma sono convinto che l’arte virtuale causerà nel lungo periodo il degrado del discorso culturale per un’infinità di motivi, tra i quali l’assenza di scambio di emozioni tra artista-pubblico e viceversa, l’assenza di condivisione spirituale e fisica tra chi fruisce ad esempio di un concerto dal vivo e l’assenza di spontaneità, di verità nelle reazioni che l’arte provoca. Questa patina di finzione (più o meno consapevole) è la stessa che ognuno di noi sperimenta da anni sui social e rischia di minare a fondo la modalità di comunicazione delle generazioni future.


Non mi interessano molto le rivendicazioni di categorie, mi preoccupano di più quelle di classe perché da una presa di coscienza di classe può scaturire l’unica via di fuga a questa emergenza. Non sarà una risposta al virus, non sarà la controffensiva bellica di cui si riempiono la bocca quasi tutti gli opinionisti, sarà l’occasione estrema per cambiare il sistema su cui si basa ahimè la vita globale di quasi tutta la popolazione mondiale. Se smettiamo di ascoltarla, ci rendiamo conto che la retorica neo-liberista è sorpassata, inutile e criminale.

Per questo sono ottimista e pessiimista allo stesso tempo. Non ho fiducia nel genere umano e del resto non temo la morte. La vita continua anche senza l’uomo e magari pure meglio per tutti gli altri esseri viventi. L’uomo non è il centro della terra, e mai lo sarà.

Mi fanno ridere gli Stati e i ragionamenti autarchici delle destre. Davanti all’evidenza di una natura in rivolta che ci rende finalmente tutti uguali, persistono con le loro battaglie come struzzi che nascondono la testa. Ma non sono neanche loro i responsabili di questa situazione, sono talmente tanti i co-responsabili che sembrano svanire nel nulla, immersi e confusi nel sistema-capitalismo. Una categoria di responsabili diretti, almeno per quanto riguarda l’attuale emergenza, tuttavia c’è: i giornalisti e chi li dirige. La grande maggioranza di loro. Responsabili di essere, nel migliore dei casi, miopi e superficiali, nel peggiore servili e malvagi. Niente di nuovo.


La povertà che travolgerà il pianeta sarà una scommessa, poiché se è probabile che la massa di uomjni (o di donne ovviamente) impauriti seguano la voce di chi grida più forte rischiando la deriva fascista, è altrettanto probabile (quantomeno auspicabile) che gli stessi uomini quando hanno fame si alleino tra di loro ed inizino a cooperare. E l’unione fa la forza, soprattutto se la priorità torna ad essere il cibo, quindi la terra (?). Milioni di persone in tantissime zone del mondo (non certo nella ricca Romagna) si troveranno in questa situazione.

Quindi?

Anche per questo (e torno a capo) la cultura e prima ancora l’istruzione hanno un ruolo chiave, secondo solo alla salute, nel nuovo modello di vita che sarà da creare.


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1 aprile


qualche riflessione sparsa tanto per rompere le scatole

VACCINI-POVERI-FAKE NEWS-ARMI-CHIESA


1)

In Mali le autorità hanno fatto circolare un documento tra la popolazione per avvertirla di non fidarsi di chi vende o regala vaccini per strada. In molte zone del paese, soprattutto dove non si parla francese, così come in altri stati africani sono stati segnalati e denunciati casi di sedicenti agenti del Ministero di sanità che offrono vaccini alla gente.

Beh?

Nulla ci impedisce di supporre che questa sia una sporchissima, immonda strategia di test su gruppi poco “visibili” e “udibili”.

Il documento sembra ufficiale.

>> a ben guardarci però, potrebbe essere tutta una manovra-creata-ad-arte-per-instillarci-subdolamente-l’idea-di-non-farci-credere-alla-controinformazione-che-dice-di-non-credere-a-chi-nega-di-essere-attento-a-non-cadere-in-cospirazionismo-per-deviarci-dal-vero-problema. Come se fosse Antani, si capisce.


2)

In un sito che ora non ricordo quale, ma direi una fonte mediamente affidabile, leggevo che in Italia i 3 uomini più ricchi detengono più denaro dei 6 milioni di cittadini più poveri.

>> A ben guardarci però, potrebbe essere un dato falso pure questo.

Potrebbero essere 6 persone, oppure 50 o 1000, quelli che detengono più denaro di 6 milioni di cittadini. Facciamo 5, milioni.

Occhio però! In questo caso, li mortacci loro, il senso non cambia.


3)

l’operazione militare “Defender Europe 2020” sta andando avanti, a quanto pare. Il 28 marzo è iniziata in Scozia persino l’esercitazione aerospaziale semestrale della Nato chiamata “Joint Warrior” (i combattenti del joint??) con forze USA, UK, Germania e altre. Durerà fino al 10 aprile, anche con operazioni terrestri.

Fate con comodo, boys.

Del resto Washington sollecita i paesi Nato ad aumentare i loro bilanci militari. Altro che internazionalismo.


4)

Made in Italy (facezie senza importanza):

assieme alla sacrosanta apertura all’ora d’aria per il bambini, arriva il permesso di recarsi in Chiesa. Persino di celebrare matrimoni (ma proprio adesso uno si deve sposare?)

Davvero?

NO: solo se la Chiesa si trova sul percorso per andare al lavoro o al mercato.

Un capolavoro

E c’è di meglio: è consentito a organisti e cantori di “esercitare il loro lavoro” in Chiesa. Ehm…

Allora fatemi capire, li mettete in regola? posso suonare (pardòn, adesso finalmente si può dire a lavorare) anche... a casa del diavolo? E i pastafariani?

Senza far polemica, davvero.

Parliamo di classi, più che di categorie.

Parliamo di umanità, non di Stati.

Parliamo di vita, non di armi.


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29 marzo


socialisme ou barbarie


E' domenica, c'è il sole e abbiamo pure un'ora in più: non accendiamo la tv, non guardiamoli neanche in faccia quegli infimi nostri ridicoli uomini politici*. Informiamoci altrove, al di fuori di questo misero teatrino di attori criminali.

Trasformiamo la rabbia furibonda che ci viene ascoltando Renzi o Bonaccini, la Ursula o il teddyboy impazzito, trasformiamola in VOGLIA DI FARE. Apriamo le finestre, guardiamo l’orizzonte, facciamo attività fisica, balliamo, impariamo a suonare uno strumento o a dipingere, leggiamo dei libri. Cambiamo i punti di vista, finchè non ne troviamo uno più sensato rispetto a quello (evidentemente scellerato) che i media e i governi stanno tentando di confezionare per noi.

Alzando la testa (forse) capiremo che l’uomo NON è il centro della terra, non lo è mai stato e mai lo sarà, e che siamo di fronte ad una sfida, un’opportunità, NON ad una guerra. Non è un’offensiva, non è una trincea, non servono armi! dio pangolino. La vera sfida è nella nostra testa, dobbiamo applicare la teoria di Galileo al nostro rapporto con la Terra mettendo lei al centro e finalmente imparare a rispettarla. Da questo dipende, a monte, la “ripresa”.


Tre spunti interessanti:

“Il capitalismo è strutturalmente guasto. La sua dipendenza da consumi in continua espansione non può rispondere alla crisi ambientale necessariamente conseguente a tali consumi. E le economie che sono fatte “crescere” artificialmente, contemporaneamente all’esaurimento delle risorse, alla fine creano bolle gonfiate di nulla, bolle che presto scoppieranno. Per garantire regole di produzione e distribuzione certe da un punto sanitario, si rischia di scegliere una filiera ultra igienizzata e concentrata in poche mani, benché deleteria per l’ecologia e per le piccole economie di milioni di contadini. Prima che questa grave crisi finisca, prima che un’altra ne arrivi, è bene pensare a come costruire un nuovo modello di sviluppo, che tenga in conto dal sapere rurale alla base di 2000 anni di storia di prodotti e cucina italiana, della prassi dei piccoli contadini e allevatori, che, come detto, basano il loro fare da millenni sull’ecosostenibilità e non sul profitto. “

*una delle poche eccezioni è il primo ministro portoghese, unico vero socialista in Europa, che risponde al ministro olandese Hoekstra (in realtà al sistema neoliberista) che ha bloccato l'erogazione degli Eurobond: "Questo discorso è ripugnante. Il virus sfortunatamente ci colpisce tutti allo stesso modo. E se non ci rispettiamo tra noi, e non comprendiamo che davanti a una sfida comune dobbiamo esser capaci di una risposta comune, non si è capito niente dell’Unione europea. Se ogni Paese pensa di risolvere il problema del virus lasciandolo a un altro Paese, si sbaglia di grosso. È di assoluta irresponsabilità questo tipo di risposta, è una meschinità ricorrente e mina completamente lo spirito dell’Unione europea."


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25 marzo

Informarsi, dubitare, fidarsi (e ascoltare musica)


Mi permetto di suggerire alcuni (altri) siti di approfondimento, da integrare possibilmente alla tv pubblica e ai social.

Come in ogni situazione critica, ora più che mai, l’informazione ha una responsabilità ENORME nel gestire l’emergenza, sia per quanto riguarda l’affidabilità delle notizie date, che per i toni e le scelte di linea editoriale prese di volta in volta. Di giornalisti e opinionisti in gamba siamo pieni. Non guardiamo troppo la tv per favore, non facciamola vedere agli anziani. Informiamoci (anche) altrove, tempo per farlo ce l’abbiamo. I miei sono solo alcuni suggerimenti, ditemi i vostri.

These ones in english:


E gia che ci sono, questo sito lo conoscete già? http://radio.garden

Si ascoltano radio di tutto il mondo, facile facile.

E' un modo per scoprire bella musica e ampliare gli orizzonti. Per esempio, io in questi giorni sto ascoltando: Yakala fm (Point-noire, RDC), Yabiladi radio (Casablanca, Marocco), Amauta Radio (Ica, Perù), Radio viva o samba (Rio, Brasil), RCU Compas (Fort-de-France, Martinique), Radio Amalia (Lisboa, Portugal)

C'è solo l'imbarazzo della scelta.

Augh!


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20 marzo


Mi sbaglierò ma il violento attacco ai fantomatici furbetti che se ne infischiano delle regole, come se fossero loro i responsabili principali della pandemia, mi sembra che stia passando il limite del credibile, non solo nei toni ma anche nella quantità. Era giusto insistere ed è giusto farlo ancora, per carità, ma fermiamoci un attimo: sono davvero (ancora) loro il vero macro-problema? E di cosa stiamo parlando in sostanza?


Tra poco ci ritroveremo un gps tra le gambe al posto dell’apparato riproduttivo e i droni sulla testa per controllare i nostri movimenti (a Forlì per esempio, stanno già cominciando). Veniamo sballottati tra lo spettro del divieto perentorio di uscire di casa e le dichiarazioni contradditorie miste a fake news (come la cazzata della candeggina sull’asfalto). Tutto questo genera una gran confusione, la quale genera paura. Non solo: genera divisioni e astio, perchè chiunque si provi a dubitare di alcune ordinanze stupide come quelle dei sindaci di San Lazzaro o di Messina viene additato dalla massa. Assurdo.


Tizio vive da solo in un appartamento senza balcone, scende una volta al giorno a prendersi una boccata d’aria, magari fa il giro dell’isolato, parla con qualche vicino alla finestra, rispetta le regole di distanza e di igiene con chiunque incontri. Caio abita in campagna con la sua famiglia, insieme vanno in bicicletta sul rivale del fiume, salutano le 3 o 4 persone che incontrano. Sempronio non ha fissa dimora, è casualmente rinchiuso in una camera di un luogo X e fuma le sigarette al sole, sul marciapiede. Non venite a dirci che sono loro i responsabili del protrarsi della pandemia adesso, per favore.


Sono giusti i controlli sugli assembramenti, quando sono assembramenti. Benissimo le multe per chi fa capanno fuori dal fornaio o chi va a cena dagli amici. Ma non vanno bene le urla in faccia agli anziani che escono perchè magari sono soli e non hanno ancora capito o perchè hanno veramente bisogno di aria, non vanno bene le minacce degli squadristi a chi passeggia con tanto di mascherina in un paese deserto a mezzanotte, non vanno bene le sparate militaresche un tanto al chilo dei politici, non fanno bene a nessuno. Non si può far sprofondare 60 milioni di italiani, già in difficoltà, in una situazione di panico ancora più grande, per colpa di un migliaio di imbecilli che sono andati al mare tutti insieme, che usano la metropolitana come niente fosse o che ancora non usano le precauzioni. O che magari hanno capito e non lo faranno più!

Ricordiamoci che questo incubo ci ha colto tutti di sorpresa, governi compresi, chi è senza peccato scagli la prima pietra.


Se io fossi un ottimista, direi che per una volta basterebbe usare il buon senso, basterebbe restare umani, anche nella giusta e delicatissima straordinarietà dell’emergenza.

E invece mi sembra che persino questa volta abbiamo bisogno di trovare un nemico, a tutti i costi, altrimenti non sappiamo cosa dire, non sappiamo con chi prendercela.

Ma forse non c’è nulla da dire, o forse ce ne sarebbe troppo.


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19 marzo


"Se la nostra libertà è il problema, allora c’è poco altro da dire"

altri articoli interessanti sul PanDemonio in questione


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17 marzo


Copio qui sotto alcuni spunti di lettura e riflessione sul rischio di deriva securitarista in cui siamo dolcemente immersi.


Al di là delle misure necessarie e straordinarie per far fronte a questa emergenza inaspettata, e al netto del linciaggio mediatico verso chi prova anche solo a ragionare sul presente da un punto di vista politico, scorgo retoriche che mi turbano assai.

Molto diverse da quelle poetiche iniziali della natura che tira un sospiro di sollievo o del riscopriamo nell’isolamento quanto è importante stare insieme, la decrescita felice, eccetera. La poesia è fondamentale per spostare l’orizzonte ma occhio che ci possono sfuggire un sacco di cose importanti (per noi, per il nostro futuro). Stare con gli occhi aperti è una delle poche cose che possiamo e dobbiamo fare. Leggere, parlare, cercare di capire. Di tempo pare che ne avremo.


Quello che vedo io (sempre al di là dell’emergenza-i medici-la tragedia uff, è ovvio) è che il sacrosanto “non bisogna mettere in discussione la realtà della pandemia" scivola in un attimo in “non bisogna mettere in discussione il modo in cui il governo affronta l’epidemia). E lo dico nonostante io sia mediamente d’accordo con la politica che finora ha messo in atto Conte. Finora, e con qualche riserva.


Mi preoccupa ad esempio quel senso di inturgidimento, quella repentina erezione che è visibile ad occhio nudo in alcuni esemplari delle forze dell’ordine (parlo di pochi casi, si capisce, ma inseriamoli nel contesto storico italiano e ciò non fa certo ben sperare), casi su casi in cui al buon senso e all’applicazione della legge prevale l’ordine assoluto, piovuto dall’alto. Si zittisce a casaccio in nome dell’emergenza. Zaia strombazza il coprifuoco, quel patacca di Macron come tanti altri suoi simili non vede l’ora di parlare di guerra e di soldati. Sempre più si militarizza lo spazio pubblico, fisico e virtuale. Ricordiamoci che questa è un emergenza, un momento in cui siamo disposti a seguire misure drastiche (anche le più drastiche) in nome della salute e dell'esigenza di guarire, come specie umana. Ma NON siamo in guerra con nessuno, NON c'è bisogno di usare la violenza, di spaventare oltremisura la gente, di imporre nessuna legge marziale nè coprifuoco.


L’inevitabile confusione di decreti e ordinanze d’urgenza, su diverse scale spesso contraddittorie, sparpagliano caos e paure. E al sicuro da riflettori e da giornalisti scomodi, impegnati altrove o semplicemente tacciuti, può (dico PUO) succedere di tutto. In Grecia, in Amazzonia, in mare o sottoterra, oppure dentro ai palazzi del potere di quelle multinazionali che dal COVID-19 stanno guadagnando miliardarie ipoteche sul futuro, come i big five della Silicon Valley. Una cosa è sicura, tanto per parlare di securitarismo ma ad un altro livello: vaccino o non vaccino l’asticella del controllo di dati personali ha già subito un’impennata e sarà sempre più in crescita.


Peccato che l’Europa continui a contare i soldi (almeno così sembra, vorrei sbagliarmi), a barattare gli aiuti futuri agli stati con concessioni farabutte ai trattati commerciali come il MES o al TTIP. Domani chiuderà definitivamente le frontiere comunitarie, dopo averle vergognosamente definite degli “scudi” di fronte ai volti dei siriani in fuga. Come se un muro potesse fermare anche un virus.



















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